| L’inquinamento luminoso è un alterazione  della quantità naturale di luce presente nell’ambiente notturno provocata  dall’immissione di luce artificiale. L’inquinamento luminoso ha  molteplici effetti negativi. Il più eclatante è l’aumento della luminosità del  cielo notturno che, impedendo la visione delle stelle e degli altri corpi  celesti, ci isola da quell’ambiente di cui noi e il nostro pianeta siamo parte. Sono centinaia gli studi ed  i rapporti che documentano gli effetti della luce artificiale sull’ambiente e  comprendono l’alterazione delle abitudini di vita e di caccia degli animali, disturbi  alla riproduzione ed alle migrazioni, alterazioni dei ritmi circadiani, alterazioni  ai processi fotosintetici delle piante e al fotoperiodismo, e per l’uomo, abbagliamento,  miopia e alterazioni ormonali in grado di diminuire le nostre difese contro i  tumori. L’inquinamento luminoso, infine, costituisce un inutile spreco  energetico e di risorse (e, naturalmente, di denaro).  
 Non dobbiamo confondere il  problema di un necessario e auspicabile progresso, svolto però nel rispetto  della natura, con il falso problema di una scelta tra una buia età della pietra  e una illuminata civiltà. Nessuno chiede di fare il buio o di impedire lo  sviluppo dell’illuminazione. Sarebbe sufficiente  consentire  l’incremento dell’illuminazione ponendo, nel contempo, un tetto al suo tasso di  crescita in modo da favorirne un uso più oculato, attento e razionale. Dagli anni settanta  ad oggi la luminosità artificiale del cielo è più che quadruplicata. Un tetto all’incremento annuo del flusso luminoso installato  in ogni Comune e un tetto all’incremento annuo dei consumi di energia elettrica  per illuminazione esterna favorirebbero non “il buio” bensì la razionalizzazione  dell’illuminazione, l’utilizzo di apparecchi ad elevato rendimento e la  progettazione di impianti ad elevato coefficiente di utilizzazione e  l’utilizzo di lampade ad elevata efficienza. Naturalmente questi  provvedimenti andrebbero affiancati ad altri che evitino che il flusso entro il  tetto venga disperso verso l’alto. Finora le leggi regionali contro l’inquinamento luminoso approvate in Italia  hanno intrapreso una strada forse troppo “morbida”. Esse hanno  scelto di non porre alcun limite all’installazione di impianti di  illuminazione. Ciascuno è libero di illuminare quello che vuole. 
 Anche la flora e la fauna  subiscono notevoli danni dalle fonti luminose. La luce, per la maggior parte  dei sistemi biologici è di fondamentale importanza. L’alternarsi tra il giorno  e la notte, tra luce e buio è uno dei fattori vitali sia per gli animali che per  le piante. Nel momento in cui questo equilibrio viene alterato si creano dei  danni irreversibili. Studi condotti presso il Dipartimento di Biologia  dell’Università di Padova già nel 1983 dalla dott.sa Casagrande ed dal prof. Giulini hanno dimostrato che la presenza di una sorgente  luminosa (artificiale) in prossimità di una pianta causa uno stress alle foglie  che sono direttamente esposte alla luce, alterandone il normale processo  fotosintetico. Le  lampade ad incandescenza ed al quarzo-iodio presentano infatti delle ampie emissioni  che interferiscono con le radiazioni assorbite dalle clorofille e dai  fitocromi. Si è potuto ad esempio osservare che gli alberi presenti nei viali cittadini e che si trovavano in prossimità  dei lampioni stradali, avevano le chiome procombenti verso le sorgenti luminose  in maniera vistosa. Inoltre, le sorgenti luminose possono essere responsabili di un  microclima nelle foglie favorendo un prolungamento del periodo vegetativo e un  ritardato distacco delle foglie stesse con grave rischio per la vita della  pianta. D’altronde basta osservare in autunno gli alberi posti lungo i  viali: le porzioni delle piante che sono più vicine alle lampade stradali  restano verdi più a lungo, mentre le restanti sono già secche, avendo  completato il loro ciclo stagionale.		     Lo studio di alcuni sistemi biologici ha evidenziato inoltre l’influsso delle  lampade per l’illuminazione pubblica (in particolare quelle ad ampio spettro di  emissione) in alcuni cicli vitali quali la riproduzione (rettili), la  migrazione (lepidotteri,uccelli), la produzione di sostanze vitali e i ritmi  stagionali (piante). Per la fauna non va sicuramente  meglio. Le falene impostano la loro rotta migratoria basandosi sulla Luna o  su stelle particolarmente luminose; singole sorgenti luminose o addirittura  concentrazioni di luce artificiale di agglomerati urbani disorientano e  attraggono le falene. Ciò causa la demolizione dello sciame migratorio e  soprattutto la decimazione di individui con l’altissimo rischio dell’estinzione  di intere specie. Alcune specie di uccelli (come  alcuni passeriformi) che usano l’orientamento astronomico nelle loro migrazioni  notturne possono essere disturbati dalla presenza di fonti luminose  artificiali. Sicuramente degno di nota è il caso riguardante ciò che è accaduto ad un Falco  pellegrino alla periferia di Cagliari alcuni anni fa: appollaiato sui  tralicci di una raffineria di petroli, attendeva gli uccelli migratori notturni  che venivano attratti da un potentissimo faro che illuminava a giorno gli  impianti per motivi di sicurezza, disperdendo però una notevole quantità di  luce verso l’alto.
		  Nel 1998, la luce che illuminava  a giorno gli alberghi sulle coste di Creta, disorientava i piccoli di tartaruga  marina, che invece di tuffarsi in mare, finivano per lasciarsi morire sulla  spiaggia. 
 I livelli di illuminazione necessari per la sicurezza o per il  buon uso di un certo tipo di area dipendono dal tipo di utilizzo della superficie.  Se in certi orari cambia l'uso di una certa superficie, l'illuminazione può  essere ridotta (ad es. quando termina lo scarico di merci dagli autocarri in un  area industriale o diminuisce il traffico di una strada). Prevedere la possibilità di una diminuzione dei livelli di luminanza e  illuminamento in quegli orari in cui le caratteristiche di uso della superficie  lo consentano sarebbe quindi buona pratica. Se poi  l'illuminazione dopo una certa ora non viene più utilizzata, si eviterebbe inutile  inquinamento luminoso e spreco di energia, spegnendo l'impianto.  Gli effetti delle immissioni luminose inquinanti dipendono dalla  direzione di emissione. Apparecchi di illuminazione e  superfici distribuiscono in modo diverso la loro luce nelle varie direzioni. Di  solito sono proprio gli apparecchi di illuminazione a produrre le emissioni  maggiori nelle direzioni. Di seguito mostriamo le tipologie di lampade e lampioni da esterno meno inquinanti.  
   
   
         Tipologie inquinanti  Tipologie non inquinanti
   Maggiori informazioni sul'argomento: Protocollo per la riduzione dell'inquinamento luminoso, www.inquinamento luminoso.it  |